Venezia, seconda metà del XVI secolo
Il Cinquecento è il secolo del Rinascimento, da molti considerato espressione artistica dell’Umanesimo. Questo movimento nato in Italia, si sviluppa in tutto il mondo cattolico. In Olanda si diffondono sempre di più le idee di Calvino, che portano ad un grande sviluppo mercantile.

Poi con la conclusione del Concilio Tridentino si avvia la Controriforma.

Venezia gode di un momento di grande splendore, i maggiori artisti dell’epoca El Greco, Tiziano, Veronese e Tintoretto lavorano per la Serenissima. Dai trafori e dagli ori bizantini questa città non ha mai smesso il suo amore per il lusso e la decorazione, affiancati da un ambiente particolarissimo e assolutamente unico che riflette se stesso.

Si colloca in questo periodo, sempre a Venezia, la nascita del merletto.

Siamo all’interno di un portego (salone di rappresentanza tipico dei palazzi veneziani). Due nobili dame, sedute una di fronte all'altra stanno ammirando una tovaglietta eseguita a PUNTO RETICELLO. La terza, seduta su un cuscino, sta realizzando un merletto - come si nota dall'ago alzato che tiene in mano e dal portalavoro accanto.

  • Il merletto non poteva che nascere a Venezia, la quale, dai trafori e dagli ori bizantini non ha mai rinunciato al lusso e alla decorazione e proprio dai più caratteristici elementi architettonici del gotico veneziano si ispirano i motivi geometrici dei primi merletti. (Cfr. D.D. Poli, Il Merletto Veneziano, Novara, 1998, p.40).
  • Il corredo nuziale appartenuto a Maria di Borbone che sposò il Principe Tommaso di Savoia nel 1624, includeva: tre dozzine di camicie da giorno e tre dozzine di camicie da notte, tre dozzine di fazzoletti, quattro lenzuola, venti grembiuli, otto colletti, sei cuffie, venti copricapo, otto teli da bagno, venti fazzoletti da testa e diverse bordure. Questa biancheria era tutta ornata con il "punto tagliato" e fu valutata ben 27,500 libbre. (Cfr. S. Levey, Lace A History, Londra, 1983, p15).
  • Alla fine del XVI secolo, il merletto era ormai lo status symbol per eccellenza, indissolubilmente legato al concetto di classe, di lusso e di eleganza. Segno distintivo di nobili e aristocratici pronti a sperperare immense fortune pur di accaparrarsi una bordura del merletto in voga in quel momento. (Cfr. A. Kraatz, Merletti, Milano, 1988, p.22).
  • Il termine esatto per descrivere la qualità raggiunta dal merletto veneziano nel XVI e XVII secolo, è di "insuperabile bellezza". D'altronde, il merletto prodotto dalla Serenissima era fatto per essere indossato da persone il cui gusto avrebbe dettato la moda nel resto del mondo. (Cfr. F. Lewis, Lace Photographed by Peter Greenland, Firenze, 1980, p.14).
  • Il Reticello deriva dalla tecnica della sfilatura e del punto tagliato per cui sarebbe più esatto chiamarlo ricamo, dal momento che non si tratta di una tela indipendente, ma la sua ricchezza ornamentale, il ritmo degli archetti, la rappresentazione di stelle e rosoni, lo rendono decorativo, trasparente e degno di chiamarsi "merletto". (Cfr. M. Bruggeman,L'Europe de la Dentelle, Bruges, 1997, p.26).
  • Nell'inventario di beni mobili di Giulia Leoncini, detta "Lombarda", celebre cortigiana veneziana della prima metà del XVI secolo, oltre a dipinti, strumenti musicali, libri di poesia, tappeti, tra i capi d'abbigliamento sono citate, vesti di velluto, "de burato", "de zambelotto"; "scuffie" ricamate o lavorate a ferri, guanti profumati, veli, "fazuoli", "traverse", camicie anche di foggia "alla mascolina", "braghese" (mutande), "bavari" (collari), calze, "borse de cordelline" (nastrini a fuselli)… fazzoletti da mano "de ponto a fil", "de ponto taiado", oppure "lavorado destraforo con merli", ecc. (Cfr. D. D. Poli, Inventario di Giulia Leoncini, in D. Liscia Bemporad, Il costume nell'età del Rinascimento, Firenze, 1988, pp. 273-288).
  • Ai laboratori aristocratici privati si aggiungono presto, a Venezia, quelli dei conventi e dei pii istituti di carità che si occupavano di crescere ed educare orfani e trovatelli. Una delle lavorazioni più diffuse era quella dei "merli", sia ad ago che a fuselli. Alcuni documenti dell'archivio della "Casa delle Zitelle" confermano il maggior costo dei primi, rispetto ai secondi, perché di maggior difficoltà, nonché l'importanza raggiunta già nel 1576 di tale specialistica produzione. È interessante poi scoprire che le "ace" (o azze, cioè i filati di lino per merli) erano acquistate a libbre e che però i manufatti erano venduti a carati, come i diamanti. (Cfr. D. Davanzo Poli, Merletti, Venezia, 2001, p.26).
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